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Cos'è e come usare la nitidezza in fotografia

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nitidezza fotografia sharpening

Lo sharpening, o nitidezza, è una caratteristica delle immagini (digitali e analogiche) che si può sintetizzare come "chiarezza e visibilità dei dettagli di una foto". Nonostante sia un concetto diffuso, non è molto chiaro da spiegare, è molto più facile definirlo come l'opposto di un'immagine mossa o sfocata. In termini strettamente fotografici possiamo definita la nitidezza come la caratteristica di una foto che evidenzia i dettagli e i contorni degli elementi che lo compongono senza risultare artificiosi. È importante evidenziare "gli artefatti", perché questi sono particolarmente indesiderati in fotografia. Lo sharpening è probabilmente uno dei passaggi della post produzione più sottovalutati, infatti la sua utilità non è ben compresa e solo ad un occhio allenato è ben visibile la differenza tra una foto con una buona nitidezza ed una senza. In realtà, la nitidezza, influenza moltissimo la qualità percepita di uno scatto, ma non essendo facilmente definibile e quantificabile, rimane una variabile aleatoria per molti; ma non per questo meno importante.

sharpening-in-fotografia

La nitidezza nelle foto digitali

Nelle immagini digitali possiamo definire molto bene la nitidezza, almeno nel modo in cui viene interpretata dai software di fotoritocco. Quello che dobbiamo capire è come questi riproducono quella che è, in realtà, una sensazione di nitidezza. Gli elementi fondamentali sono i "contorni": i software come Photoshop cercano di riconoscerli e ne aumentano il contrasto, così da sembrare più definiti alla vista. In pratica non fanno altro che aumentare la luminosità dei pixel chiari e ridurre quella degli scuri adiacenti.

nitidezza fotografia sharpening

Come potete notare qui sopra, incrementando lo sharpening otteniamo un maggior contrasto sul contorno degli elementi presenti nella foto. Un'eccessiva nitidezza applicata in post produzione porta alla creazione di artefatti, che si presentano come dei bordi bianchi (e neri) dovuti all'uso eccessivo di questo strumento.

Applicare la nitidezza in Photoshop

Nonostante lo sharpening sia basato su un algoritmo, abbiamo un ampio margine di manovra, qui di seguito tratterò le impostazioni che ci sono fornite da "nitidezza avanzata" e "maschera di contrasto" di Photoshop. Selezionando filtro / nitidezza / maschera di contrasto si apre una finestra con diverse impostazioni, le cui principali sono: fattore, raggio, e soglia.Maschera di contrasto Photoshop

Il fattore (amount) definisce l'intensità, intesa come contrasto dei bordi riconosciuti dall'algoritmo. Il raggio (radius) è, come mostrato precedentemente, il numero di pixel che sono interessati dalla nitidezza applicata. La soglia (threshold), permette di limitare l'effetto ad un valore compreso tra 0 e 255, dove 0 è tutta l'immagine e 255 solo i livelli, o toni, di bianco puro. Sempre sotto il menu filtro / nitidezza troviamo, invece, la nitidezza avanzata.

nitidezza avanzata photoshop

Questa non prevede la presenza della Soglia, in quanto, come scopriremo tra poco, è possibile agire direttamente su ombre e luci. Oltre al fattore e il raggio, è possibile applicare anche una riduzione del disturbo per contrastare l'aumento degli artefatti. Per comprendere appieno la nitidezza è importante tenere a mente che si applica a livello del pixel (px), come espresso dal raggio, quindi è influenzato dalla dimensione del file e di stampa. Vedremo questi aspetti in un paragrafo successivo. La nitidezza avanzata di Photoshop permette di impostare diversi algoritmi, che troviamo alla voce (poco intuitiva) elimina. L'impostazione da me selezionata è Sfocatura con obiettivo, che applica una maschera di contrasto all'immagine per aumentare la nitidezza apparente della foto e agisce più sui mezzi toni, oltre a questa abbiamo a disposizione altre due impostazioni: Controllo sfocatura ed Effetto movimento. Il primo non si discosta dalla classica maschera di contrasto (unsharp mask) mentre l'Effetto movimento è stato introdotto per ridurre la perdita di nitidezza del mosso, selezionando questa opzione possiamo anche scegliere la direzione del movimento in gradi. Per i fini di questo articolo, consigliamo l'utilizzo del metodo Sfocatura con obiettivo.

nitidezza avanzata photoshop ombre luci

La nitidezza avanzata offre un menu aggiuntivo per gestire l'applicazione del filtro su Ombre e Luci, nello specifico:

  • Fattore dissolvenza: Indica l'ampiezza della transizione dell'effetto su ombre o luci. Alla massima intensità la nitidezza sarà applicata molto gradualmente.
  • Ampiezza tonale: Se vogliamo limitare l'effetto ad una zona tonale specifica (es. Mezzitoni scuri) possiamo agire su questo slider per gestire la nitidezza sui toni. Allo 0% non ci sarà nessun controllo, quindi il filtro agirà su tutti i toni.
  • Raggio: Come per il raggio sul menu principale, qui però relativo solo alle Ombre o Luci.

Personalmente utilizzo con soddisfazione il filtro Nitidezza avanzata, anche se molto raramente utilizzo le opzioni aggiuntive. Trovo che l'algoritmo sfocatura con obiettivo sia meno aggressivo rispetto al classico filtro Maschera di contrasto.

La nitidezza in Lightroom

In Lightroom troviamo la nitidezza nel menu Details con il nome di Sharpening, anche qui è presente il fattore (amount) e il raggio (radius), per il controllo delle zone di applicazione abbiamo detail masking. Detail permette di definire quanti dettagli saranno soggetti allo sharpening.

Dettagli Nitidezza Lightroom

Dall'immagine qui sopra risulta evidente l'effetto dello slide Details impostato a 100 in alto e 10 in basso. Ovviamente il rischio dell'abuso di questo tool è la creazione di molto rumore. Per quanto riguarda lo strumento Masking si tratta di un ulteriore livello di azione per escludere i bordi meno evidenti.

Masking Nitidezza Lightroom

Come suggerisce il nome, a diversi livelli di intensità corrisponde una maschera più o meno "invasiva". A 100 la nitidezza sarà applicata solo sui bordi più evidenti (zone bianche), a zero tutta la maschera sarà bianca indicando che nessun filtraggio è stato applicato, a 50 la mascheratura è meno invadente ed evita di applicare la nitidezza ad alcune ampie zone di cielo, limitando così il rumore in quelle aree.

Tip: Se volete ottenere una vista come quella delle immagini sovrastante, dove sono evidenziati i dettagli soggetti a nitidezza e maschera, basta tenere premuto Alt e poi muovere lo slide per visualizzare la maschera. Questa visuale funziona sia con Detail che Masking.

Sharpening locale

Come forse avete intuito dal paragrafo precedente, un limite della nitidezza applicata con Photoshop, o simili, è il riconoscimento automatico dei bordi. Ovviamente un software utilizza un algoritmo per definire quali sono i contorni per poi applicare un contrasto maggiore ed accentuare la nitidezza dell'immagine, ma questo algoritmo può solo tentare di identificare queste zone. L'aspetto negativo di questo tipo di correzione è l'aumento del rumore: essendo questo caratterizzato da pixel che si discostano per luminosità e colore da quelli adiacenti, l'algoritmo della nitidezza li scambia per delle zone di "confine" e gli applica dello sharpening, aumentato di fatto il rumore stesso. Per combattere questo fenomeno possiamo applicare la nitidezza localmente, mascherando l'effetto solo nelle zone che riteniamo più importanti. Una regola semplice, quanto efficace, è quella di evitare che l'effetto sia applicato nelle zone omogenee come il cielo o il mare e lasciarlo sulle zone più dettagliate.

nitidezza selettiva fotografia

Nell'esempio qui sopra ho evidenziato in rosso la zona non soggetta a sharpening, in questa zona i dettagli sono meno evidenti per via della lunga esposizione, applicare la nitidezza avrebbe solamente aumentato il rumore. Per un approfondimento sulle maschere di Photoshop e Lightroom vi consiglio di leggere questo articolo.

La nitidezza in relazione a PPI e DPI

In un articolo precedente ho parlato della differenza e correlazione tra risoluzione, PPI e DPI. Questo aspetto diventa rilevante anche quando si parla di nitidezza, perché, come abbiamo visto, lo sharpening si applica a livello di pixel, utilizzando il raggio. Questo implica che se il pixel viene mostrato su uno schermo con una dimensione minore rispetto a quella di uno schermo meno denso, allora anche l'effetto risultante sarà diverso. Facciamo un esempio: prendete un'immagine a cui applicate uno sharpening di raggio 1 e intensità elevata, zoomando vedremo un bordo molto contrastato con spessore di circa 1 px. Se osserviamo la stessa immagine senza zoom su uno schermo 15" retina è molto probabile che quel bordo da 1 px sia indistinguibile, anche da vicino è impossibile distinguere i pixel su un 15" retina. La stessa immagine su uno schermo molto più grande e meno risoluto, ad esempio un 24" Full-HD, sarà ben diversa. Con schermi simili i pixel sono ben visibili osservandoli da una normale distanza di lavoro al PC, per cui anche quel bordo molto contrastato di 1 px sarà visibile e probabilmente non ne saremo contenti. L'implicazione pratica di questo effetto è che lavorando su schermi piccoli e molto risoluti, dobbiamo stare molto attenti a quanta maschera di contrasto stiamo applicando. Allo stesso modo, se stiamo lavorando un file per la stampa, è molto probabile che applicare la nitidezza tenendo conto dell'anteprima su uno schermo a bassa densità di pixel non è una buona idea. Infatti la stampa sarà molto probabilmente a 300 DPI, ben 300 punti per pollice, mentre il nostro schermo probabilmente ci mostra circa 100-200 pixel per pollice, quindi rischiamo di applicare una maschera di contrasto adeguata per lo schermo ma quasi inutile in fase di stampa (dovete abbondare in questo caso!).

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Le foto diventano ancora più grandi con Lightroom per Apple TV

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Se parliamo di Adobe, non possiamo di certo dire che l’azienda sia mai stata timida nel portare le sue applicazioni più famose su tutta la gamma di dispositivi Apple, con risultati il più delle volte molto buoni, riuscendo a sfruttare al meglio le caratteristiche peculiari di ciascun device. A questo giro, l’azienda di San Jose, ha deciso di fare un passo verso il dispositivo di Cupertino meno professionale che ci sia, Apple TV. Per farlo si è scelto uno dei software prìncipi di Adobe: Lightroom.

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Il programma di catalogazione e post produzione fotografica è già presente, oltre che su Mac e Windows, anche su dispositivi mobile, nelle sue versioni ottimizzate per iPhone, iPad e Android. Non manca infine la possibilità di avviarlo via web browser. Ovviamente il livello di produttività è decisamente diverso a seconda del dispositivo in uso. Su Apple TV, Lightroom è stato pensato per la sola funzione di visualizzazione del proprio catalogo fotografico. Tuttavia non si può considerare di poco conto, il vantaggio di poter mostrare comodamente, su un grande schermo, il proprio lavoro ai clienti in studio, oppure, di godere dei nostri scatti direttamente dal TV del salotto, con il resto della famiglia.

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Nel comunicato stampa rilasciato da Adobe, viene menzionato il fatto che è possibile visualizzare le immagini con la funzione Slideshow, rimanendo sempre in grado di zoommare in ciascuna di esse fino ad un ingrandimento del 200%, e di navigare attraverso la nostra libreria sincronizzata. Lightroom per Apple TV richiede la quarta generazione del set-top-box made in Cupertino, oltre alla sottoscrizione di un abbonamento Creative Cloud per poter effettuare il login.

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Midi2LR ovvero usare Lightroom con un controller MIDI

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loupedeckQualche giorno fa sono imbattuto nella presentazione di un progetto su Indiegogo volto a finanziare la costruzione di un controller hardware per Lightroom. Loupedeck non è una novità assoluta, è infatti stato preceduto da Palette, un sistema modulare espandibile e ampiamente configurabile, ma durante l'approfondimento ho trovato un plugin che permette di interfacciare un qualsiasi controller MIDI con connessione USB, al software di casa Adobe. Midi2LR è un plugin open source sviluppato da rsjaffe, compatibile con PC e Mac, che si occupa di convertire i segnali MIDI provenienti da un controller, in comandi per le regolazioni e l'interfaccia di Lightroom.

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Il software è scaricabile da questo link, per procedere all'installazione basta scompattare il file zip, aprire Lightroom e aggiungerlo tramite il gestore plug-in (File / Gestione Plug-In). Subito si aprirà la finestra che dà la possibilità di "mappare" i comandi di Lightroom ai pulsanti, potenziometri o slider del nostro controller (per provare va benissimo anche una DJ Console). Dopo un rapido test con un vecchio dispositivo MIDI in mio possesso, ho deciso di mettermi alla ricerca di un più valido strumento adatto allo scopo, coì da approfondirne il funzionamento e vedere se un controller hardware può effettivamente velocizzare il flusso di lavoro su Lightroom.

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Ho scelto l'Arturia Beatstep, che è nato per software come Ableton Live o Traktor ma può essere utilizzato come sequencer o per pilotare degli strumenti software su iPad. Mi hanno convinto l'abbondanza di controller rotativi (16+1) di tipo encoder (contrariamente ai potenziometri gli encoder non hanno un inizio e una fine) e un numero adeguato di pulsanti (20), oltre che per la linea estetica pulita, la compatibilità con PC e Mac e l'alimentazione diretta tramite porta USB. Nei prossimi giorni la metterò alla prova con Midi2LR e vi farò sapere come procede l'esperimento, magari realizzando anche un tutorial su come settare al meglio i controlli fisici e un video sull'utilizzo del controller durante un classico lavoro di sviluppo.

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Lightroom Mobile si aggiorna e porta la gestione dei file RAW sugli smartphone Android

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Una delle funzionalità più interessanti introdotte con iOS 10 è quella di scattare foto in RAW, più precisamente nel formato open source sviluppato da Adobe: il DNG. Apple non lo consente direttamente dall’app Fotocamera, ma ce ne sono tante di terze parti che lo fanno sfruttando le nuove API. Io utilizzo Lightroom for iPhone che permette di effettuare l’acquisizione in RAW e lo sviluppo delle immagini direttamente dall’app.

Lightroom-android-2.2

Da oggi, come riporta Imaging Resource, viene aggiunta su Android la possibilità di  gestire i file RAW acquisiti da una fotocamera, grazie all'aggiornamento Lightroom for Android versione 2.2. Collegando una fotocamera allo smartphone, sarà infatti possibile importare i file grezzi degli scatti ed eventualmente passare alla fase di sviluppo prima della condivisione. La funzionalità può essere anche molto utile in situazioni di emergenza, nelle quale ci troviamo con tutte le memorie piene e abbiamo bisogno di riversare il contenuto della scheda SD altrove. La gestione dei RAW su smartphone e tablet inizia ad essere apprezzata da numerosi professionisti, ma anche l'utenza consumer più smaliziata sta scoprendo i vantaggi di lavorare sul file grezzo e non sull'output in JPG.

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Progetto Midi2LR: aggiornamento di stato sull'uso di controller MIDI con Lightroom

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Esattamente un mese fa vi ho parlato di Midi2LR e della mia intenzione di provare il software sul campo utilizzando il controller Arturia Beatstep. Il test procede bene, lavorare con un controller hardware è appagante e, appena ci si abitua alla disposizione dei comandi, velocizza il proprio workflow. Ho deciso di pubblicare questo piccolo aggiornamento al progetto per rendervi partecipi di quello che sto facendo in questo periodo e spiegarvi perché ancora non è pronta una review completa della coppia Controller/Plugin.

midi2lr-beta

Il primo motivo è l'ottimizzazione dei comandi. L'immagine in alto mostra lo stato attuale del layout che ho utilizzato per il Beatstep, realizzato in collaborazione con gli utenti donatori del nostro canale Slack. Si può vedere che ci sono i principali comandi in prima funzione, sia per gli encoder che per i pulsanti. In seconda e terza funzione, attivabili premendo il tasto CHAN e i pulsanti 2 (WB:Sun) oppure 3 (B/W) ho impostato le regolazioni di Hue/Saturation/Luminance/MixBN per gli encoder e il reset della regolazione sul tasto relativo. Sto ancora lavorando ad alcuni aggiustamenti nel layout, per rendere più confortevole l'utilizzo della console, evitando di creare ulteriori "pagine" di lavoro.

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Il secondo motivo è legato allo stato del plugin stesso. Lo sviluppatore ha attivato un gruppo su Google che serve da supporto o per richieste di nuove feature o modifiche a quelle esistenti. Dall'ultima versione stabile 1.4.1 sono state avanzate diverse proposte, fra cui anche la mia, per l'aggiunta di nuove funzioni al plugin. Queste sono state ben accolte e disponiamo già di una prima beta, per cui ho ritenuto opportuno aspettare per proporvi un articolo aggiornato, con un tutorial ed un layout ben definiti. Chi vorrà avventurarsi in questo mondo, avrà dunque una base di partenza solida e comprovata. Se il tutto dovesse richiedere troppo tempo pubblicherò un aggiornamento di stato ulteriore, ma conto di potervi fornire la recensione completa in breve tempo.

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Dalla fotocamera ai social, ecco il mio workflow su iOS

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Adoro la mobilità e per questo cerco di svolgere gran parte delle mie mansioni direttamente da iOS. Nella maggior parte dei casi ci riesco, ma non è possibile fare tutto con iPhone e neanche con iPad. Non me ne voglia Federico Viticci, ma basta pensare al montaggio video: non esiste ancora nulla di soddisfacente e comodo da usare su questa piattaforma. Ho provato sia a montare video che applicare la color correction (se così si può chiamare) direttamente da iPad e, nonostante i risultati siano accettabili, siamo ancora ben lontani da un utilizzo avanzato e soddisfacente.

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Questo ragionamento vale anche per la fotografia, ambito dove però si può già fare qualcosa di più e meglio. Inizio calmando i bollenti spiriti dei fotografi professionali dicendo che, con questo articolo, non sto affermando che sia possibile fare tutto da iOS ma che ci stiamo avvicinando. Negli utlimi anni, grazie alle nuove tecnologie e ai social network, le immagini sono alla portata di tutti e per questo hanno acquisito maggiore importanza nelle nostre vite. È grazie ad una foto che ricordiamo così vividamente un luogo, è per una bella galleria fotografica scegliamo se seguire o meno una persona su Instagram ed è sempre grazie al potere delle immagini che veniamo catturati da un prodotto che potremmo comprare. Seguendo l’onda della condivisione, anche io mi diletto a scattare e pubblicare ciò che mi piace. Per farlo utilizzo esclusivamente la fotocamera e lo smartphone e in questo articolo vi mostrerò come.

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Il tutto parte dal trasferimento dei file dalla macchina fotografica al dispositivo di vostra scelta. Per questo passaggio ormai si può far affidamento alle app dedicate, quando si ha il Wi-Fi a disposizione, in alternativa esistono gli adattatori Lightning (SD to Lightning, USB to Lightning). Dovrete essere voi a decidere quale dei due metodi sia il migliore. Nel caso si usino fotocamere diverse potrebbe essere meglio affidarsi al solo adattatore, evitando l’uso di diverse app ognuna con il suo approccio. Se tra una foto e l’altra volete anche copiare un video, allora l’adattatore è quasi obbligatorio in quanto più affidabile e veloce.

Per lo scatto consiglio di utilizzare un profilo JPG più flat possibile (come quello che vedete qui sopra ottenuto tramite S-Log sulla Sony A7S II) oppure direttamente il RAW. A trasferimento avvenuto avremo tutte le nostre foto nel rullino e da qui potranno essere selezionate per poi post-produrle. Nemmeno a farlo apposta il mio software preferito per la correzione delle immagini è Lightroom mobile. Questo ci viene incontro permettendoci la selezione multipla tramite uno scorrimento. Dopo aver regolato a mio piacere i vari parametri (che quando uso la Sony iniziano con l'eliminazione di quell’orrenda tinta verde) ri-seleziono le foto tramite l’opzione “Condividi” e le importo in VSCO. Da qui posso applicare uno dei tantissimi filtri che ci offre, anche se alla fine opto quasi sempre per la serie F. Nel caso non vi piaccia VSCO vi consiglio di dare un’occhiata anche a Enlight o Afterlight.

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L’ultimo passaggio riguarda la pubblicazione su Instagram e può essere fatto direttamente dall’ultima app che utilizzerete: VSCO, se volete applicare dei filtri, oppure Lightroom, se non ne sentite il bisogno. Come avete visto il flusso di lavoro è molto semplice e mi piace poter lavorare le immagini comodamente sul divano o direttamente dopo aver effettuato lo scatto. In chiusura vi lascio con due dritte per la gestione del rullino in iOS. La prima riguarda la selezione delle immagini dal rullino, dove è possibile attivare la voce "seleziona" e poi fare un tap sulla prima foto e, tenendo premuto, muoversi in direzione delle altre. Sarà come racchiuderle tutte in un rettangolo invisibile che consentirà di effettuare una selezione multipla più rapida. Il secondo consiglio si collega al primo in quanto, una volta selezionate, potrete utilizzare questo workflow per ridimensionarle insieme con un unico tap, utile nel caso di una condivisione sui social come Facebook o Twitter. Il mio flusso di lavoro è questo e l’ho condiviso con voi sperando vi possa essere utile. Anche voi fate così oppure credete sia ancora troppo scomodo utilizzare iOS?

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Come creare LUT da preset di Lightroom con LUT Generator di IWLTBAP

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Da quando mi sono immerso nel mondo dei video ho imparato molte cose e devo ancora coglierne parecchie. Ottenere come file d’origine un’immagine più flat è stata una delle prime nozioni acquisite. Nonostante non ci siano regole assolute, con facilità si può affermare che un video meno contrastato e con colori più neutri, permette un maggiore controllo sul risultato finale. Con la A7 S Mark II (recensione) e i suoi profili colore piatti si può lavorare molto sul girato (anche se spesso si notato i limiti della registrazione a 4:2:0) e delle volte si perdono ore a ricreare il medesimo effetto o la stessa correzione. Proprio per questo motivo ultimamente trovo comodo l’utilizzo di una LUT sia per il color grading che per la color correction.

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Per dare una veloce definizione di cosa sia una LUT cito Carlo Macchiavello il quale afferma che:“Una LUT Look Up Table è praticamente una tabella, un preset che prende i colori di una immagine, di un filmato, e li corregge secondo i valori contenuti nello schema della LUT”. Potete pensate ad una LUT come ad un insieme di istruzioni che trasformano l'aspetto di un video. Semplificando ulteriormente – ma non dite in giro che l'avete letto da me – potete considerarli alla stregua di un filtro Instagram. Sul web se ne trovano molte pre-confezionate, ma spesso noto qualche caratteristica che non mi soddisfa per cui vorrei personalizzarle o crearne di nuove semplicemente, magari partendo da un preset di Lightroom. Questo è possibile? La risposta è sì e ora vi mostrerò come farlo.

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Per prima cosa bisogna lavorare su un’immagine di prova che poi dovrà essere importata nella libreria di Lightroom. Nel caso vogliate creare una LUT per un video, consiglio di estrapolare un frame dello stesso (con VLC menu video / schermata). Qui potremmo usare i tool che ci offre l’ottimo programma di Adobe. Io tra le prime modifiche viro i la tonalità di arancioni, gialli e verdi per eliminare quella patina verdastra comune a tutte le Sony. Oltre a questo correggo l’esposizione, il contrasto e aggiungo un po’ di saturazione. Queste sono le variazioni che applico al 90% dei video per cui trasformarle in una LUT mi risparmierebbe un sacco di tempo. Come vedremo più avanti si può lavorare su quasi tutti i parametri ma non su tutti, per cui alcuni effetti, come la vignettatura o la grana, non possono essere presi in considerazione. Nonostante questo il software ci dà un’ampia gamma di regolazioni.

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A modifiche concluse bisogna aprire il LUT Generetor di IWLTBAP (download), il quale permette di ricreare una Look Up Table da un’immagine in 2D. Il tool presenta una sola schermata e, per iniziare, si dovrà cliccare su “Generate a HALD”, in questo modo verrà creata un'immagine in formato PNG. Dopo averla aggiunta a Lightroom si ricopiano tutte le modifiche applicate all’immagine (o frame) di prova tramite la funzione “copia impostazioni di sviluppo”, facendo attenzione a deselezionare gli effetti dinamici come: nitidezza, riduzione del rumore, vignetting, grana e simili. Una volta fatto si esporta l’immagine in formato PNG senza compressioni oppure in JPEG con qualità al 100%. L’ultimo passaggio consiste nel dare in “pasto” l’immagine esportata al LUT Generator cliccando “Convert to CUBE”, in questo modo il tool analizzerà le differenza tra l’immagine campione di base e quella modificata e le traslerà in un LUT 3D in formato nativo “.cube”.

Dopo aver scoperto questo metodo relativamente semplice per creare LUT mi sono sbizzarrito e ho perso parecchio tempo davanti a Lightroom riscoprendo alcuni preset (come quelli di VSCO) che ormai avevo dimenticato. Considerando il tool molto utile, invito chi lo utilizzerà a rilasciare una donazione al suo creatore oppure ad acquistare il suo LUTs Color Grading Pack. So che una color correction debba essere differente per ogni singolo video, ma compendo l’utilità di avere una LUT che velocizza di gran lunga il lavoro, specie per trattamenti base che eseguo ripetutamente. Anche voi avete il mio stesso parere oppure preferite un altro workflow?

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Progetto Midi2LR: controlliamo Lightroom con l’Arturia Beatstep

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Dopo molti mesi di attesa, dovuta principalmente a problemi nell'implementazione di alcune nuove feature del plugin e a vari bug emersi nella fase di sviluppo, finalmente ci siamo: ecco il tutorial di SaggiaMente per l’utilizzo di Lightroom con un controller hardware Midi. Se vi foste persi le puntante precedenti vi do una rapidissima rinfrescata. A Novembre mi sono imbattuto nel progetto di un controller hardware per Lightroom, ho scoperto l’esistenza del plugin Midi2LR di Rory Jaffe ed ho scelto il controller hardware per usarlo, ritenendolo adatto allo scopo. Nel mese di Dicembre vi aggiornavo sulla situazione spiegandovi che, grazie al contributo della community, anche quella dei SaggiUtenti su Slack, ci sarebbero stati degli aggiornamenti e delle migliorie al plugin.

Ora ci siamo, dopo varie beta e grazie davvero all’impegno dello sviluppatore (potete fare una donazione al progetto qui) è stata rilasciata la versione 2.2.0.0 stabile del plugin. La miglioria principale è stata la possibilità di utilizzare il controller rotativo del Beatstep (ma in generale tutti gli encoder rotativi) in modalità relativa, ovvero prendendo come riferimento non i valori da 1 a 127 (standard MIDI), ma gli incrementi di posizione girando verso destra e i decrementi girando verso sinistra. Potrebbe sembrare una sciocchezza ma in realtà con questa funzione l’utilizzo del controller è molto più veloce e facile da comprendere. Ma lasciamo da parte il plugin e concentriamoci su come si fa a lavorare con un controller hardware con Lightroom.

Per prima cosa ci occorre l’Arturia BeatStep, che attualmente costa meno di 100€ su Amazon (qui la Black Edition), in seconda battuta andremo a scaricare l’ultima versione del plugin da questa pagina, dando per scontato che abbiate già acquistato la vostra copia di Adobe Lightroom (funziona con Lightroom 6 e Lighroom CC). Poi occorre scaricare l'aggiornamento firmware del BeatStep, che include anche il software Midi Control Center, (qui versione Mac e qui versione Win). Scarichiamo inoltre anche i Preset di SaggiaMente, scompattiamoli e teniamoli da parte per il momento.

Apriamo il software Midi Control Center e colleghiamo il BeatStep ad una porta USB del nostro computer, fatto ciò bisognerà premere il pulsante Sync posto in alto a destra, ciò permetterà di sincronizzare nella memoria del controller i vari settaggi che andremo ad applicare ai pulsanti ed agli encoder. Facciamo clic sul pulsante Import e selezioniamo il file Midi2LR.beatstep presente nella cartella Midi2LR SaggiaMente; il file contiene la configurazione che abbiamo effettuato e consente l’uso degli encoder in configurazione relativa. Ora dobbiamo selezionare Working Memory e premere il pulsante “Store To” per memorizzare il settaggio, fatto questo possiamo chiudere il software.

Ora è il turno di Midi2LR: apriamo l'immagine disco scaricata ed eseguiamo Midi2LR. Purtroppo lo sviluppatore non è riconosciuto e quindi verrà fuori l'avviso di macOS, ma non vi preoccupate e proseguite con l'installazione. Avviate Lightroom e recatevi in File / Gesione Plugin / MIDI2LR. Se il plugin risultasse disattivo, attivatelo premendo su “Attiva”. Ora recatevi su File / Extra Plugin / MIDI2LR / Opzioni / Altro.

Impostate i limiti come mostrato in alto, registrate le 2 shortcut e mettete la spunta su “Mostra stato e attività” e “Rivela controlli di modifica”; premete Ok per salvare e chiudere. Ora cliccate su File / Extra Plugin / MIDI2LR / Avvia Server e vedrete comparire la schermata di Midi2LR, cliccate quindi su Settings.

Qui dovete deselezionare “Enable Pickup Mode” e scegliere la cartella di Midi2LR, dove abbiamo copiato il file Arturia.xml, inoltre potete scegliere il tempo di autohide della finestra di Midi2LR: io l’ho impostato ad un secondo così all’apertura di Lightroom questa semplicemente viene ridotta subito ad icona e non sarà necessario compiere nessuna azione. Chiudete la schermata e premete sul tasto “Load”, qui cercate il file Arturia.xml (dovrebbe essere già mostrato) e premete su “Open”.

Ora c'è una parte lunga e noiosa, perché dovete associare i giusti controlli ai comandi. Per fare ciò bisogna selezionare ogni Encoder e impostare il valore come in figura ovvero mettere la spunta su Binary offset e impostare la risoluzione a 400. Attenzione, questo non va fatto per i pulsanti quindi non è possibile nemmeno usare il comando Apply to all. Vi consiglio di impostare un valore di risoluzione più alto solo per i parametri Temperature e Exposure dato che hanno una "corsa" degli slider molto più lunga; io mi trovo bene con il valore 800, ma voi fate le vostre prove per scegliere il miglior settaggio. I parametri che abbiamo appena impostato servono a far capire al plugin come interpretare le rotazioni degli encoder: una risoluzione maggiore richiederà un numero superiore di rotazioni per far spostare il cursore (lo utilizziamo in temperature che è il cursore che ha più campo, quindi avremo un regolazione più "fine").

Il file di setting che avete caricato è il risultato delle esperienze e dei comandi di uso comune di vari fotografi del gruppo dei SaggiUtenti, inserite cercando di non creare confusione e di rendere agevole l’utilizzo del controller. Potete modificare i vari setting semplicemente premendo il pulsante che volete modificare sul controller (o ruotando l’encoder), verrà evidenziato il controllo relativo e potrete scegliere la funzione del menu a destra.

Ora siete pronti per lavorare, riducete ad icona l’interfaccia del plugin e prendete confidenza con i comandi, i quali sono disposti come mostrato nella foto in alto. Oltre ai comandi in prima funzione (quelli stampati sulla console) abbiamo i comandi per controllare Hue e mixer colori per la scala di grigio (i colori sono riportati sulle manopole mentre i tasti resettano il valore relativo alla manopola posta sopra di loro), attivabili premendo il CHAN insieme al tasto WB:Sun hue/gray, mentre in terza funzione abbiamo la possibilità di controllare il mixer saturazione e quello di luminanza, attivabile premendo il tasto CHAN insieme al tasto B/W Sat/Lumi. Per ritornare in prima funzione premiamo il tasto CHAN insieme al tasto WB:Auto Normal.

Abbiamo finito, quindi tiriamo un po' le somme. Siamo riusciti ad ottenere una buona superficie di controllo per Lightroom, con tanti comandi hardware, precisa, veloce e sopratutto economica, dato che la spesa totale non supera i 100€. Allo stato attuale ci sono alcuni impedimenti (i tasti Edit Photoshop e Edit 2 non funzionano con il Mac per via di un problema con le scorciatoie che hanno il modificatore command) ma i vantaggi sono anche altri e li scoprirete con il tempo. Io ho notato una maggiore velocità nello stesso workflow che utilizzavo prima, una sorprendente capacità di adattamento alla piattaforma (l’ho usata per mesi senza l’etichetta dei comandi e le dita sanno esattamente dove andare). Dimenticavo: nel file Preset SaggiaMente è presente anche un JPG stampabile (magari fatelo fare da una tipografia su carta adesiva) della maschera da applicare al controller.

AGGIORNAMENTO 21/06/2017: A seguito dell'aggiornamento di Adobe Lightroom abbiamo dovuto modificare alcuni parametri nella configurazione Midi e del plugin. Trovate le istruzioni aggiuntive in questo post.

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Progetto Midi2LR, cosa è successo?

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Il nostro progetto Midi2LR ha avuto un buon successo e ricevo spesso messaggi di ringraziamento, ma anche richieste di aiuto per sistemare alcuni malfunzionamenti. Oggi voglio fare il punto della situazione attuale e cercare di spiegare come risolvere alcuni inconvenienti che si stanno presentando. Poco dopo la pubblicazione del nostro tutorial, Adobe ha aggiornato Lightroom apportando alcune correzioni a varie aree del software: da lì purtroppo sono cominciati i malfunzionamenti relativi agli encoder rotativi. In pratica, molto spesso non viene riconosciuto più il singolo scatto a sinistra o destra e si hanno avanzamenti anche molto elevati dello slider che stiamo comandando, una vera scocciatura. Siccome uso il controller quotidianamente, sono riuscito ad elaborare un workaround che mi consente di azzerare questo difetto. Tuttavia questa procedura va applicata ad ogni riavvio di Lightroom, il che può renderla fastidiosa da adottare.

Il workaround consiste nel ruotare tutto l’encoder verso destra, portando lo slider a fine corsa, e continuare a ruotare ancora fino a quando non si notano più modifiche allo slider stesso; bisognerà poi eseguire la stessa procedura nell’altro senso di rotazione. Questa specie di calibrazione va effettuata solo dopo l'apertura del software e consentirà di utilizzare il controller così com’era stato pensato all’inizio.

Oggi però ho fatto di più: avendo qualche minuto di tempo “libero” ho deciso di risolvere definitivamente (almeno finché Adobe non cambia idea) il problema. Dopo vari tentativi ho trovato un settaggio del controller che funziona meglio di quello precedente, impostando la modalità “Relative 2” per gli encoder rotativi. Per comodità ho creato un nuovo preset che potete scaricare da questo link e aggiornato il vecchio post. Non appena avete scaricato il pacchetto, decomprimetelo e caricate il preset nel Midi Control Center Arturia; sincronizzatelo con il controller e chiudete. Ora avviate Lightroom (si aprirà ovviamente anche il PlugIN MIDI2LR) e cliccate con il tasto destro su ogni voce corrispondente ad un encoder rotativo (exposure, tint, temperature, contrast ecc…) impostando "Two’s complement" al posto di "Binary offset" (il vecchio settaggio).

L’operazione è lunga e ripetitiva, ma dovreste aver già fatto la stessa cosa durante la prima installazione di MIDI2LR, quindi saprete come fare. Ora premete su "Rescan Midi devices", oppure chiudete e riaprite Lightroom, e controllate il funzionamento. Sul mio Mac adesso funziona tutto alla perfezione e spero che anche sui vostri sistemi siate riusciti a risolvere questo inconveniente. Non posso assicurarvi che non capiteranno più problemi di questo tipo, ad esempio Adobe potrebbe decidere di interrompere completamente il supporto ai controller esterni, oppure aggiornare la mappa dei comandi. In ogni caso cercheremo, nei limiti del possibile e sempre con l’aiuto dello sviluppatore di MIDI2LR, di risolvere i problemi che si verificheranno.

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Adobe si lascia sfuggire Nimbus, una sorta di Lightroom Elements in salsa Cloud

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Lightroom è croce e delizia per una grandissima quantità di fotografi. Oggi ci sono diverse alternative ma sono pochi quelli che riescono a staccarsi dal software di Adobe dopo averlo integrato nel proprio workflow. Oltre ad essere sempre aggiornato per il supporto dei nuovi modelli di fotocamere e possedere un grandissimo database di correzioni lenti, è uno strumento comodissimo per la gestione di grossi cataloghi, lo sviluppo e persino la creazione di fotolibri. Tuttavia ha diverse pecche allo stato attuale, una delle quali è la crescente lentezza mano a mano che vengono integrate nuove funzioni. Inoltre è dimostrato che software alternativi riescano spesso a fornire risultati migliori in termini cromatici e la gestione dei sensori X-Trans di Fuji è ancora piuttosto acerba. Ma uno dei punti su cui Adobe è più interessata a migliorare è un altro:

portare il lavoro del fotografo ovunque

Già da qualche tempo è stata introdotta la possibilità di creare una libreria condivisa per gli utenti della Creative Cloud, che possono così portare una piccola porzione di immagini da sviluppare nell'app per iPad tramite Cloud. Il prossimo passo in questa direzione si chiama Nimbus, un progetto che è stato annunciato lo scorso anno.

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Se ne torna a parlare oggi a causa di un involontario leak di Adobe, che ha reso l'app scaricabile per alcuni utenti Creative Cloud pur non essendo ancora stata rilasciata. A condividere le informazioni è il sito francese Mac Generation che ha installato Nimbus e pubblicato una carrellata di immagini.

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Sebbene sia ancora etichettata come a solo uso interno, l'app sembra già piuttosto avanti nello sviluppo e potrebbe quindi essere vicina una versione definitiva. Nimbus si presenta come una versione semplificata di Lightroom in cui non ci sono le varie sezioni (Libreria, Sviluppo, ecc..) ma le funzioni principali sono incluse in una schermata unica. Assomiglia moltissimo alla versione per iPad e meno a quella desktop tradizionale, mantenendo una vocazione decisamente più cloud. Per questo motivo lo storage dei sottoscrittori sembra che verrà scalato da 20GB ad 1TB e vi sono anche delle funzionalità più smart come quella della generazione automatica delle keyword, realizzate in seguito all'analisi delle foto e già pronte anche per i siti di microstock.

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Personalmente non apprezzo molto questo percorso anche se magari è quello giusto. Vorremmo sempre che la completezza dei software desktop fosse disponibile in mobilità, ma Apple ci ha già dimostrato con i sistemi operativi per tablet che le cose funzionano meglio se il tutto è ideato appositamente per loro e per l'uso con le dita. Mi sfugge la necessità di un'app desktop impoverita, dal momento che le librerie nel cloud si possono gestire anche da Lightroom, però è vero che l'attuale implementazione fa acqua da tutte le parti. Vedremo dove ci porterà questa evoluzione, potrebbe anche darsi che le funzioni cloud verranno eliminate da Lightroom o che Nimbus ne diventi una sorta di versione Elements, simile a quelle già presenti per Photoshop e Premiere.

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Adobe CC 2018: i fotografi che usano Lightroom sono più vintage dell'iPod

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Da pochi minuti Adobe ha presentato e rilasciato i nuovi aggiornamenti 2018 dei software facenti parte della suite Creative Cloud. Li ho scaricati seduta stante su una postazione di lavoro, lasciando ovviamente la seconda al sicuro sulle versioni precedenti. Essendo una cosa "fresca fresca" non è che si possano fare chissà quali disamine, soprattutto perché si tratta di software tutt'altro che banali. Comunque, vi posso sicuramente anticipare un consiglio: ancora non aggiornate. Nei primi 10 minuti contati di utilizzo con i nuovi software, sono incappato in cinque crash, un blocco del sistema di sincronizzazione che mi ha cancellato le preferenze remote invece di fare il contrario ed un drammatico ed inesorabile blocco nell'importazione di fotografie, oltre a più di qualche glitch dovuto ad una non completa ottimizzazione dell'interfaccia. Decidete voi se sono cose importanti o meno, alla fine le applicazioni si riescono ad usare, però credo che se ci si lavora si possa stare dietro a cose simili. Ecco perché ho aggiornato una sola postazione per "sperimentare" il nuovo senza rischiare nulla. Comunque, vorrei dire un paio di cose su Lightroom.

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Insieme a Photoshop è il software Adobe che uso di più e ritengo irrinunciabile, perché da Premiere in avanti le alternative ci sono e sono forse anche migliori (rispetto sempre al mio personale uso). Lightroom è di una comodità imbarazzante per la sua gestione del catalogo, che mi consente di avere file liberi su disco, diverse librerie che posso anche mixare per singole cartelle alla bisogna ed aggiornamenti costanti del modulo di importazione. D'accordo che Camera RAW non sia più il punto di riferimento e faccia pure un po' schifo con i sensori X-Trans, ma per me che uso tante fotocamere avere il supporto al file grezzo in tempo zero è fondamentale. Detto questo, Adobe sta seriamente rischiando di fare una cappellata alla stregua di quelle che ha fatto Apple nel passaggio da Aperture (non iPhoto) a Foto.

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Quali sono i seri problemi di Lightroom? A parte il discorso della demosaicizzazione scadente per i sensori Fuji e solo buona per gli altri (quando non sufficiente), il gravissimo difetto è la lentezza. Le stesse operazioni eseguite con software concorrenti di buona qualità richiedono molto meno tempo e anche con un computer super carrozzato ci si trova ad aspettare troppo, per ogni cosa. Non solo nello sviluppo ma anche nel passaggio da una modalità di lavoro all'altra (libreria, sviluppo, ecc..). È su queste cose che ormai da anni si attende un serio lavoro di Adobe, la quale ha invece deciso di prendere il software più usato al mondo per la post produzione fotografica e metterlo in panchina con il nome Lightroom Classic CC.

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Okay, non lo stanno dismettendo oggi. Non è quello che voglio suggerire io e non è quello che hanno detto, ma il punto è che la parola "Classic" sembra fin troppo indirizzata alla legacy di un vecchio progetto lasciato lì a morire. E, in effetti, aggiornamenti importanti per Lightroom non ne vediamo già da tempo, perché si è solo aggiunto qualcosa ogni tanto, rendendolo sempre più completo ma anche mastodontico e pesante. Da oggi Lightroom è Classic, esattamente come iPod di settima generazione... l'ultimo della sua specie. Da oggi Lightroom è un po' come Aperture alla presentazione di Foto? No, questo per fortuna ancora no, Adobe non ne ha dichiarato la morte come aveva fatto Apple al tempo, ma la verità è che se non abbiamo avuto aggiornamenti "core" negli ultimi 4 o 5 anni in cui Lightroom era Lightroom, di certo non ce li possiamo e dobbiamo aspettare oggi che è diventato Classic. Diciamocelo, se suona un po' come Vintage e perché è esattamente questo per Adobe.

Attenzione però, perché Lightroom CC è ancora vivo! Anzi, è redivivo essendo oggi alla versione 1.0. È da qui che partirà il nuovo corso destinato ai fotografi ed è già tutto scritto nelle cornici arrotondate della nuova icona fluo. Il richiamo al mobile non è casuale, perché questo non è un software professionale e non è neanche una applicazione... al massimo un'app. Una roba nata intorno al cloud, al terabyte di spazio che Adobe generosamente regala ai suoi utenti, e si presenta con una interfaccia tutta da scoprire, capire e digerire.

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In realtà è di una banalità incredibile, detto in senso positivo se vogliamo, ma appena ho iniziato a metterci dentro qualche foto il panico si è messo a scorrere nelle mie vene. Non solo hanno sbagliato ad invertire completamente l'approccio rubando il nome ad un importante software con potenzialità incredibili per fare un giochetto in stile Apple Foto, ma si sono portati dietro anche i pochi problemi del vecchio. Già in fase di importazione è andato in tilt, maschere bloccate, immagini che non appaiono, poi ho selezionato una cartella con qualche video e non ci ha capito più niente. È questo sarebbe l'approccio per il futuro?

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Non vado oltre perché non avrebbe senso e, anzi, aggiungo un appunto per il Maurizio del futuro: senti un po', ma alla fine era davvero così tragica come mi era sembrata il 18 ottobre del 2017 oppure è stata una tua svista? Adobe è rinsavita oppure stai usando il nuovo software di Serif?

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Il canto del cigno di Lightroom 6

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Sapevamo che sarebbe successo: ieri Adobe ha rilasciato quello che sarà l'ultimo aggiornamento per Lightroom 6. Si tratta della versione 6.1.4 del software che non richiede l'abbonamento mensile e che era stato immesso sul mercato nel lontano aprile 2015. Uscito in contemporanea con la versione Creative Cloud, è stato un fedele compagno di quanti non volessero cedere al "noleggio". Ovviamente il software non smetterà di funzionare e potrà essere utilizzato con soddisfazione ancora per lungo tempo, almeno finché non deciderete di cambiare fotocamera con un modello più recente. Questo update porta con sé il supporto ai file RAW delle nuove fotocamere, come le recentissime Panasonic G9 o la Sony Alpha 7R mark III, ma per quelle future (come ad esempio la Panasonic GH5s o la Fujifilm X-H1, per citarne un paio in uscita nel 2018) si dovrà fare affidamento al software di conversione nel formato DNG, che verrà aggiornato costantemente sia per Windows che per Mac. Il 2018, però, sarà un anno molto interessante per questi software di catalogazione e sviluppo, infatti vedremo il nuovo Luminar e probabilmente anche un software analogo a marchio Affinity, oltre ai già rilasciati Capture One 11 e On1 Photo RAW. Con questa notizia come ciliegina sulla torta, la posizione di leadership di Lightroom potrebbe essere messa a dura prova.

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Lightroom 7.2 in arrivo: finalmente un miglioramento delle prestazioni

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Ci siamo preoccupati in molti quando Adobe ha presentato un nuovo e fin troppo semplificato Lightroom CC. Sicuramente più del dovuto, visto che le alternative stanno crescendo e maturando, ma sembrava lecito dimostrare interesse per il futuro di un software che per moltissimi fotografi rappresenta il pane quotidiano. Comunque il buon vecchio Lightroom è ancora qui, con i suoi pregi e difetti, ha solo cambiato nome. Forse è lì che il reparto marketing di Adobe ha sbagliato perché le prime reazioni, direi quasi unanimi, hanno bocciato sia l'inversione di nomi che la scelta dei termini. Lightroom Classic richiama alla mente qualcosa che sta nel passato ed appartiene alla storia. Qualcosa che, si presume, abbia raggiunto la calma e piatta stabilità che lo ha consegnato alla memoria e che in essa rimanga per sempre immutato.

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E invece no. Alle domande della stampa e degli utenti, Adobe ha risposto che Lightroom Classic avrebbe ricevuto ulteriori aggiornamenti di sostanza. Non so se questo sia sufficiente a togliersi dalla testa la spiacevole sensazione di star lavorando e puntando la propria carriera su un software claudicante, ma cerchiamo di non pensarci e di ringraziare Adobe per aver iniziato ben presto a tener fede alle sue promesse. È infatti in arrivo una nuova minor release molto importante, che promette di focalizzare l'attenzione su un aspetto a noi molto caro: la velocità. Adobe sa bene che i suoi software sono diventati un macigno e aveva avvertito che la velocità sarebbe stata una priorità nei prossimi aggiornamenti e così sarà. Su DPreview si trovano ulteriori dettagli dell'imminente Lightroom Classic 7.2, il quale offrirà miglioramenti di prestazioni in quasi tutti gli ambiti, dall'importazione all'esportazione, passando ovviamente per lo sviluppo. L'azienda ha eseguito alcuni test preliminari con workstation che non sono certo la norma per i fotografi (forse è qui che compiono un grave errore di valutazione...), ma DPreview ha ben pensato di eseguirli anche con computer più diffusi, tra cui il MacBook Pro 15" del 2015.

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Il risultato più impressionante è stato nell'importazione, il cui timing si è ridotto da 245 a soli 50 secondi per 130 foto in RAW della Fujifilm X-T2. Meno rilevanti i miglioramenti nell'esportazione, grazie ai quali si potrà comunque beneficiare di un 10% di velocità in più. È comunque il modulo sviluppo a destare maggiore interesse, poiché è quello su cui si trascorre il tempo maggiore e che può causare frustrazione nel momento in cui si sposta un selettore e non se ne ottiene un risposta immediata. Su questo non ci sono numeri ma soltanto la promessa di una maggiore fluidità. C'è sicuramente ancora del lavoro di ottimizzazione da fare, specie sui Mac che non possono avvantaggiarsi delle potenzialità delle GPU NVIDIA nativamente, ma fa piacere vedere che Adobe abbia tenuto fede alla promessa e non vediamo l'ora di testare questo nuovo update che arriverà prossimamente. Non c'è una data prevista ma di solito non ci fanno attendere molto una volta svelati così tanti dettagli, per cui aspettiamocelo già nel mese di febbraio.

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Luminar 3 con modulo catalogo è in arrivo il 18 dicembre

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Ormai sono anni che Lightroom, pardon Lightroom Classic, è monopolista nel settore della catalogazione ed elaborazione delle foto. Negli ultimi tempi abbiamo visto una crescita di interesse per Capture One Pro, software davvero molto potente ma spesso ostico nei confronti degli utenti (professionisti e non) abituati ad una gestione più semplice delle modifiche alle foto, e alcuni nuovi software che stanno cercando di riempire il vuoto lasciato dal mai troppo compianto Aperture (e decisamente non riempito dall'app Foto, come avevamo previsto). Fra questi software spunta Luminar di Skylum che ha annunciato la disponibilità della versione 3 per il 18 dicembre.

La novità principale di questo software, che stiamo testando in redazione, è l'aggiunta del supporto alla catalogazione delle foto. Luminar Libraries, questo il nome del modulo catalogo, è ora integrato nel software di ritocco e permetterà di creare album, gestire raccolte rapide, preferiti, cartelle e molto altro. Oltre al nuovo modulo, l'aggiornamento porta miglioramenti alle performance generali del programma, il modulo Sky Enhancer per agire selettivamente sul cielo, Accent AI che consente attraverso un solo slider di migliorare l'immagine in modo intelligente attraverso complicati algoritmi che includono lo sviluppo HDR smart. Inoltre, lo spazio di lavoro e gli strumenti sono personalizzabili e raggruppabili a seconda dell'uso che ne dobbiamo fare: sono già previsti spazi lavoro per il professionista, per un editing rapido e per l'editing delle foto aeree, ed ognuno include una serie di strumenti e controlli adatti per migliorare le immagini nello specifico campo cui si riferisce. Le novità non finiscono certo qui, ma vi lasciamo ad un piccolo video che le illustra brevemente. Skylum Luminar 3 è già in pre-ordine a 59€ dal sito ufficiale e sarà rilasciato al pubblico il 18 Dicembre.

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Recensione: Loupedeck Plus, un valido aiuto per i fotografi

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È da un po’ che non parliamo di console per l’editing fotografico, e proprio io su queste pagine vi ho proposto il progetto #Midi2LR, che consentiva di elaborare le immagini su Lightroom utilizzando una console hardware (più precisamente uno step sequencer). Fra alti e bassi (qualche aggiornamento non è andato proprio liscissimo) ho utilizzato con soddisfazione per oltre 2 anni questo sistema. Poi la scimmia mi ha assalito ed ho voluto cambiare, sperimentando una soluzione all-in-one già pronta, che nasce proprio per velocizzare il lavoro dei fotografi.

La Loupedeck+ ha 14 controller rotativi verticali con pulsante integrato (inclusa la rotella grande che si usa per ruotare le foto), 8 controller rotativi orizzontali sempre con pulsante integrato e ben 40 pulsanti di cui 6 personalizzabili dall’utente. La console è realizzata completamente in plastica (potrebbe essere policarbonato) con una finitura semi-opaca che purtroppo non reagisce benissimo al grasso delle dita, diventando più scura. Il cavo USB di tipo A è integrato ma abbastanza lungo per qualunque tipo di computer ed in basso ci sono 5 piedini in gomma che garantiscono una buona presa ed ottima stabilità. Una curiosità: il mio esemplare è arrivato leggermente curvato e poggiava solo sul piedino centrale, poi con un po’ di pazienza le ho fatto capire chi comandava e adesso è perfetta.

Il software è disponibile sia per Windows che per Mac (funziona benissimo anche con Mojave con gli ultimi aggiornamenti) e si avvia insieme al computer. La sua funzione è quella di fare da interprete tra la console e il software di editing in esecuzione. Inoltre dalla sua interfaccia grafica possiamo impostare il comportamento dei pulsanti e delle rotelle.

Sulla console sono serigrafati i parametri di Lightroom che andremo a modificare, ma la principale novità apportata dalla versione Plus è proprio la compatibilità con altri software. Potremo infatti controllare Photoshop, Aurora HDR, Capture One, After effect e Premiere Pro (in realtà con l’ultimo aggiornamento solo questi due sono appannaggio esclusivo della Plus).

Io però l’ho presa per lavorare con Lightroom e quindi la mia recensione si baserà su questo. Ho scelto il modello Plus (l’originale era ancora in vendita a circa 50€ meno) perché oltre alla compatibilità più ampia con i vari software sono stati riprogettati i pulsanti, che ora hanno un feedback simile a quello di una tastiera meccanica, e quindi più precisi.

La maggior parte delle modifiche che faccio alle foto sono su esposizione, contrasto, luci/ombre e temperatura colore, tutti parametri che si azionano tramite rotelle dedicate. Queste sono fluide (un po’ come un potenziometro), cliccabili (premendole si resetta il parametro) e disposte con una certa logica. Da sinistra abbiamo esposizione, contrasto e chiarezza per il bilancio generale dell’immagine. Il secondo gruppo controlla luci, ombre, bianchi e neri ed il terzo gruppo si occupa di controllare la temperatura colore e la tinta, oltre che la vibranza e la saturazione. Ci sono anche due rotelle configurabili: nel mio caso alla D1 ho associato il DeHaze (mi pare si chiami riduci foschia in italiano) mentre alla D2 ho associato il controllo della riduzione del rumore. La rotella più grande ruota l’immagine e rispetto alle altre si muove a scatti, restituendo un feedback preciso dell’azione che stiamo compiendo. Passando alle rotelle orizzontali, queste si usano per controllare il singolo colore nei modi Hue, Saturation e Luminance (selezionabili premendo gli appositi pulsanti) e anche queste hanno un movimento a scatti ed il sempre presente pulsante di reset.

Anche i pulsanti sono disposti in blocchi logici: a sinistra in basso c’è la valutazione e il copia incolla dei parametri, al centro 3 pulsanti personalizzabili (di default associati al pennello, sfumatura radiale e lineare), mentre in alto abbiamo Undo e Redo, il pulsante per entrare in modalità custom, quello per fare lo switch tra colori e bianco e nero oltre ai 3 pulsanti utili per scegliere il comportamento delle rotelle orizzontali (Hue, Sat, Lum). Spostandoci a destra in alto abbiamo il pulsante per attivare la vista Before/After, quello per entrare in fullscreen e il tasto per esportare la foto, mentre in basso ci sono le frecce direzionali e 2 pulsanti custom. Gli 8 pulsanti sopra le rotelle orizzontali di default sono associati a 8 preset (che vengono forniti in bundle con il software) ma si possono configurare con altri preset di nostra scelta, mentre attivando la modalità Crop (pressione sulla rotella grande) abbiamo la possibilità di scegliere la proporzione di taglio.

Vi ho parlato delle caratteristiche fisiche, ma com’è lavorare con la console? Se dovessi usare una sola parola direi che è una droga. Una volta presa confidenza con il layout (e io purtroppo ci ho messo di più perché la memoria muscolare richiamava sempre i controlli che avevo sulla Beatstep) è davvero difficile tornare ad usare mouse e tastiera, anche solo per elaborare una piccola quantità di foto. I comandi principali ci sono tutti, si possono personalizzare alcune opzioni e usare il tasto “fn” per richiamare una seconda funzione per ogni tasto (ad esempio fn+ Control Dial esegue una regolazione “micrometrica” della rotazione dell’immagine).

In pratica il mouse si usa esclusivamente per “dipingere” con il pennello e usare i tool di correzione selettiva mentre tutto il resto si può tranquillamente eseguire con la Loupedeck+. Ha anche dei difetti, ma spesso sono imputabili al software ospite o comunque risolvibili con un aggiornamento. Io ad esempio non digerisco il copia e incolla che è implementato nativamente perché non copia tutti i parametri (tipo il profilo colore o le correzioni obiettivo) mentre su Lightroom si può anche scegliere quali parametri copiare, ma per questo ho già contattato il servizio clienti ed una soluzione dovrebbe essere in dirittura d’arrivo.

Conclusioni

La Loupedeck+ non è sicuramente uno strumento fondamentale per tutti i fotografi ma per me è un grande aiuto di cui non riuscirei più a fare a meno. Non assegno 5 stelle perché ha i suoi peccatucci, ma la comodità e la velocità che si ottengono grazie a questa console sono davvero impareggiabili. Bisognerà vedere come reggerà nel tempo, perché nella precedente succedeva spesso che i potenziometri perdessero precisione, ma sui tasti il miglioramento è netto ed evidente. Per il momento non posso che ritenermi molto soddisfatto e consigliarla senza riserve. Potete prendere la Loupedeck+ a 229€ sul sito ufficiale ma vi consiglio di fare come me ed acquistarla su Amazon allo stesso prezzo, perché avrete sicuramente 2 anni di garanzia italiana senza grattacapi, e questo è un grande valore aggiunto.

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